Alessandro Fagioli ci parla di Alexide S.r.l.
Alexide è un’azienda di sviluppo software che ha dato vita a SolidRules, una soluzione PLM, legata alla gestione dell’intero ciclo di vita del prodotto. In realtà siamo partiti dalla configurazione del prodotto, legata all’ambito 3D. Mi riferisco sia a configuratori commerciali, sia a configuratori tecnici.
Quali sono le caratteristiche di SolidRules?
SolidRules è un software adatto a tutti i reparti aziendali, un ecosistema articolato e funzionale. Un unico prodotto che include soluzioni PDM, PLM, configuratori di prodotto, CRM, MES, IoT, PMS. In pratica siamo riusciti a includere all’interno di SolidRules tutto quello che riguarda vendita, progettazione, produzione e gestione del post vendita. Sono questi gli ingredienti principali della nostra piattaforma, costantemente in evoluzione e sviluppo.
Chi sono i destinatari del vostro prodotto?
I nostri clienti tipo sono principalmente aziende metalmeccaniche, sia in territorio nazionale sia estero. Offriamo una soluzione completa, in grado di soddisfare specifiche esigenze. Spesso partiamo da quella che è la configurazione di prodotto tridimensionale. Di base, attraverso il configuratore, facciamo tutto quello che mettiamo sul mercato. Abbiamo sviluppato un sistema che ci permette di creare soluzioni su misura, configurate per il cliente.
Abbiamo una rete di rivenditori, principalmente software house, che si occupano dell’implementazione del software, della sua configurazione e hanno un rapporto diretto coi cliente finali, di cui gestiscono anche la formazione.
Noi curiamo la formazione verso il rivenditore e abbiamo al contempo una piccola parte di clienti che trattiamo direttamente, collocati principalmente in Romagna.
Trattiamo direttamente anche casi o richieste molto complesse che necessitano per esempio una risoluzione di problematiche di configurazione 3D molto profonde.
Qual è la vostra metodologia di lavoro?
Sviluppiamo software per gestire milioni di informazioni, anzi milioni di documenti, miliardi di informazioni, ma non abbiamo un database relazionale, non c’è mai stato da quando siamo partiti. Inizialmente, pensare di creare un sistema che gestisse volumi enormi di informazioni senza un database era una follia e abbiamo fatto davvero una scelta controcorrente. In realtà, questa tecnica si è rivelata vincente e oggi tutto ciò che è legato al machine learning e all’intelligenza artificiale non è basato su database relazionali.
Di fatto in ambito IoT ogni misura di un sensore è un’informazione. Stiamo parlando veramente di miliardi di dati e analizzarli su un database relazionale sarebbe impossibile e sarebbe impossibile anche gestire la configurazione.
Attualmente queste tecniche che noi abbiamo utilizzato sul prodotto, le insegniamo all’interno di diversi corsi o percorsi formativi. In particolare, teniamo un corso “big data, data mining e data analytics” all’interno del nuovo percorso di laurea professionalizzante “Tecnologie dei Sistemi Informatici“, attivo nel campus di Cesena dell’Università di Bologna.
Com’è strutturato il team di Alexide?
Siamo un’azienda un po’ bizzarra, anche dal punto di vista strutturale.
Di base siamo un’azienda tecnica. Sono presenti due reparti, anche se di fatto lavoriamo molto in sinergia. Da un lato abbiamo chi si occupa proprio del core dello sviluppo prodotto, dall’altro chi si occupa di definire tutta la parte di area dati, legata ad applicazioni di intelligenza artificiale, machine learning e varie sperimentazioni. Abbiamo un team totalmente multidisciplinare: chi arriva da biomedica, da fisica, da statistica, da varie forme di ingegneria piuttosto che dall’ITS. Ci piace questa contaminazione e spesso è risultata un’arma vincente a nostro favore.
Siamo un team bizzarro anche perché ci piace “mettere le mani in pasta”, per esempio la parte di domotica nella nostra sede è stata realizzata da noi stessi, divertendoci a sperimentare. Siamo fantasia al potere.
Perché vi definite “Sviluppatori di Comunità“?
Quando siamo nati, eravamo una piccola realtà con l’idea di fare un prodotto con le nostre sole forze, chiusi nel nostro mondo e nei nostri obiettivi. Abbiamo faticato veramente tanto e, arrivati a un certo punto, abbiamo cominciato a muoverci e guardarci intorno. Abbiamo iniziato a lavorare in progetti in tutt’Italia ed eravamo affiancati da aziende IT romagnole che spesso non conoscevamo.
A un incontro di Confartigianato incontrai il professor Alessandro Ricci e lo sentii parlare per la prima volta di relazioni e sinergie con il territorio e ne rimasi molto colpito. A poco a poco, abbiamo iniziato a recepire l’importanza e il senso della comunità attorno a noi, scoprendo di non essere soli. Inizialmente stringevamo partnership con aziende lontane, senza capire che attorno a noi c’era un territorio con un grande potenziale di crescita e sviluppo. Questo in generale è una cosa che ci ha cambiato davvero.
Com’è nato il D.I.R.?
A un incontro di IFTS mi trovai a fianco al professor Ricci e gli dissi che qui in Romagna c’era un distretto informatico e che sembravano saperlo tutti, tranne noi. Da questo breve scambio di battute, in seguito, il prof mi ha telefonato, dicendomi che aveva parlato con altri due imprenditori e anche loro avevano una visione analoga alla mia. Incontrai con lui Claudio Buda di Mango Mobile e Paolo Teodorani di Twinlogix ed effettivamente avevamo idee, pensieri e necessità comuni. Da qui il progetto comunitario del D.I.R. ha iniziato a prendere forma e a coinvolgere a cascata altre aziende IT del territorio. All’evento di presentazione del D.I.R., parteciparono molte aziende perché in realtà chi faceva software non era rappresentato effettivamente da un’associazione di categoria così specifica di settore. A livello pratico, l’avvio dell’associazione non è stato semplice, ma al contempo ci siamo divertiti molto nel darle corpo e forma. Ho incontrato persone che magari erano nostri competitor nel mondo reale, ma con cui poi grazie al D.I.R. abbiamo instaurato rapporti di amicizia e di collaborazione.
Perchè scegliere di creare il Distretto dell’Informatica Romagnolo?
L’esigenza del D.I.R. c’era e c’è attualmente. In uno dei primi eventi di presentazione al campus universitario Cesena, presentammo il D.I.R. mostrando i loghi delle aziende socie a una platea piena di ragazzi e professori. Praticamente venne fuori che solo pochissimi di loro conosceva alcune aziende del territorio. Con “alcune” intendo due o tre aziende su una quarantina iniziale di soci. Molte aziende IT romagnole sono diventate punti di riferimento a livello nazionale e internazionale nell’ambito dell’informatica e dell’innovazione, ma al contempo erano e sono ancora sconosciute a livello locale. È giusto che ragazzi che vadano a fare esperienza all’estero, ma è importante sapere ed essere consapevoli delle risorse e delle potenzialità presenti sul territorio. Questa una delle primissime esigenze emerse durante la creazione del Distretto.
Qual è il legame tra Alexide, il D.I.R. e la formazione?
Un altro motivo per cui è nato il D.I.R. era perché c’era una distanza enorme tra il mondo scolastico e le aziende. Tra gli obiettivi dell’associazione, infatti, c’era e c’è tuttora la necessità di ridurre questo gap tra queste due realtà.
Crediamo molto nella formazione e personalmente credo che il nostro mestiere sia veramente bello, cioè chi fa software fa una cosa spettacolare perché è divertimento e creatività allo stato puro. Sostanzialmente noi abbiamo aperto questa azienda per poter essere liberi di scrivere, di fare prodotti ogni volta che ci veniva voglia.
Se non viene colta la bellezza del mondo IT, magari anche lato scuola, se non fai appassionare i ragazzi e gli fai vedere soltanto la parte noiosa, hai perso. C’è sicuramente una parte teorica più noiosa con cui dover fare i conti, c’è tanta matematica, ovvio, ma ci sono anche tante cose divertenti e credo che sia molto importante far percepire anche questo ai ragazzi.
Da Alexide come riuscite a far appassionare le nuove generazioni al mondo informatico?
Abbiamo provato a fare collaborazioni con le scuole, quindi ad esempio in passato abbiamo fatto formazione con l’ITS FITSTIC a Cesena, dove ho tenuto un corso di introduzione al linguaggio di programmazione e devo dire che mi sono divertito tantissimo. Facciamo tirocini in azienda, curricolari oppure tirocini per tesi e quest’anno abbiamo ancora in corso un project work con l’ITT Blaise Pascal di Cesena sull’intelligenza artificiale. Si tratta di una serie di incontri dove abbiamo insegnato ai ragazzi sia come si gestiscono importanti volumi di dati, sia come fare machine learning. L’obiettivo era quello di realizzare previsioni meteo accurate basate sui dati provenienti da una centralina meteo. A breve, in occasione dell’ultimo appuntamento di questo progetto, i ragazzi ci faranno vedere i risultati ottenuti dal lavoro sul campo.
Quando possibile, prendiamo in azienda anche i ragazzi delle superiori all’interno di progetti di alternanza scuola lavoro. Tutto questo lo facciamo esclusivamente per approcciarci attivamente alle nuove generazioni, mostrando come si lavora in un’azienda software.
Abbiamo capito solo grazie all’esperienza che, in caso di tirocini e alternanza scuola lavoro, è necessario e importante dedicare tempo ai ragazzi. Anche se il ragazzo non conosce tante cose, cerchiamo di trasmettergli passione, cercando di costruire un percorso di attività pratiche alla sua portata, mirate al raggiungimento di un risultato. Trasmettendo passione ed entusiasmo, ci auguriamo che chiunque faccia un tirocinio da noi possa vivere un’esperienza positiva e che la possa trasmettere da sé stesso agli altri.