Mirco Mattarozzi ci parla di Peer Network S.r.l.
Peer Network S.r.l. è una piccola realtà informatica di Ravenna che da circa una ventina d’anni si occupa di costruire, realizzare e sviluppare risposte a problemi di aziende medio grandi, prevalentemente del settore manifatturiero. Ci rivolgiamo a imprese con problematiche nei processi di business, aiutandole a realizzare una vera trasformazione digitale. Offriamo consulenza per la revisione dei processi e sviluppiamo soluzioni software su misura affinché le applicazioni si adattino ai loro processi, e non viceversa.
Come lavora Peer Network all’interno della digitalizzazione dei processi?
Ridisegniamo processi, sostanzialmente li riformuliamo, li ripensiamo in ottica digitale. Ci occupiamo di digitalizzazione dei processi come tanti, ma attraverso l’utilizzo di nuovi strumenti. In particolare, lavoriamo sui componenti indipendenti fondamentali (Packaged Business Capabilities) per costruire le applicazioni. Siamo stati tra i pionieri nello sviluppo di questo approccio, e recentemente abbiamo notato che SAP, per la prima volta, ha utilizzato il termine “Composable” nel contesto degli ERP. Questi componenti hanno funzioni specifiche di business, che consentono alle aziende di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato, migliorare l’efficienza operativa e ridurre i costi. Noi siamo su queste cose da tempo e stiamo ricevendo conferme dai grandi che il nostro modus operandi è in linea con le nuove richieste evolutive, a cui in qualche modo ora è necessario aderire.
Costruiamo applicazioni, ma non siamo una vera e propria software house in termini classici: usiamo quello che ci serve per ridisegnare processi. Lavoriamo su tre strati distinti di software, che si combinano per raggiungere i nostri obiettivi. Utilizziamo un sistema di backend per la gestione dei dati e dei processi aziendali, un middleware sviluppato internamente che facilita l’integrazione e la comunicazione tra i vari componenti, e un’interfaccia frontend per l’interazione con l’utente. Questi strati, ognuno con le sue specifiche logiche e modalità di sviluppo, si sovrappongono e lavorano insieme per ottimizzare le soluzioni che offriamo.
Cosa s’intende per Composable Architecture?
Il mondo delle Composable Architecture si basa sostanzialmente sul principio di non dover reinventare da zero ogni volta un componente software. In un’ottica di business, è la soluzione più flessibile per consentire alle aziende di adattarsi velocemente alle modifiche del mercato e all’adozione di nuove strategie. Si tratta di modifiche a cui il vecchio software non è più in grado di dare una risposta adeguata. Per questo motivo, è necessario trovare un paradigma nuovo e le Composable Architecture rispondono a quest’esigenza.
In realtà è un concetto è molto semplice: si astrae tutta la parte di interazione con l’utente che deve essere una parte sviluppata nel modo migliore perché quell’utente possa fare bene il suo lavoro. Non parlo di estetica, parlo di usabilità, di un’esperienza utente efficace. A questo, si aggiunge un’astrazione del livello logico che poi può essere gestito in qualsiasi modo. Quando l’utente lavora, non è consapevole dei dettagli tecnici dei sistemi sottostanti, poiché questi sono integrati in una soluzione coesa che risponde alle esigenze specifiche.
Le Composable Architecture rappresentano un approccio rivoluzionario, un paradigma innovativo che può modificare l’uso dei sistemi ERP. Alla base vi è l’idea di scomporre le funzionalità ERP in moduli indipendenti e interoperabili, permettendo alle aziende di creare soluzioni software personalizzate e flessibili per soddisfare le proprie esigenze specifiche.
Vuoi condividere uno o più progetti realizzati da Peer Network in un’ottica Composable?
Inizio col parlare di un intervento storico che ha portato a un ritorno sull’investimento molto importante misurato in FTE. Si tratta di un progetto di Peer Network per un importante cliente del settore alimentare. Questo cliente ha adottato un nostro portale logistico che ha consentito ai fornitori (parliamo di centinaia di fornitori) di poter organizzare le spedizioni di merci ai clienti finali. Si tratta di uno scenario totalmente collaborativo dove tanti soggetti diversi, con interessi diversi, condividono le stesse informazioni. Grazie a questa soluzione, ogni attore coinvolto nel processo genera dei dati senza sapere che lo sta facendo, li genera in un modo SAP e vengono automaticamente inseriti a sistema. Questo progetto è stato presentato qualche anno fa anche all’interno dell’Osservatorio del Politecnico sulla Logistica perché si tratta di un’applicazione in grado di mettere insieme gli interessi di tanti, in uno scenario collaborativo puro. In seguito a questo lavoro, è stato calcolato un ritorno sull’investimento molto significativo che ha spinto il nostro cliente a continuare a collaborare con noi e a continuare ad investire nella digitalizzazione dei processi.
Il secondo caso di cui vorrei parlare è invece interessante dal punto di vista della flessibilità tecnologica. Il nostro cliente, un importante produttore internazionale di piastrelle, ha scelto di migrare all’ultima versione SAP, S/4 Hana. Un progetto di migrazione su SAP è di base dolorosissimo, è un progetto che dura almeno un anno e prevede almeno un milione di euro di investimento. Nel fare questa operazione, bisogna fare un sacco di scelte complicate e non sempre si riescono a fare tutte le valutazioni del caso. Alla partenza del progetto di migrazione, a Gennaio 2024, tra le varie applicazioni il cliente aveva una nostra applicazione per la rete vendita con cui gli agenti facevano il monitoraggio dei clienti, raccoglievano gli ordini, consultavano le fatture su cui percepivano una provigione. A causa di alcune scelte effettuate, inizialmente erano visibili solo le fatture 2024 e per un errore non erano state riportate le precedenti. Grazie all’architettura composable, noi siamo riusciti velocemente a creare un filo logico di collegamento con il vecchio sistema. Questa applicazione ha cominciato a funzionare in maniera trasparente su due sistemi e ora è possibile vedere il vecchio sistema, che rimarrà ancora acceso per questioni contabili e il nuovo sistema. Senza questa architettura componibile, le persone avrebbero dovuto fare due login, uno al sistema attuale e uno sul vecchio sistema per estrapolare i dati, unirli e trascriverli a parte per un confronto. Attraverso la struttura composable, siamo riusciti a trovare rapidamente una soluzione a questa problematica.
A quale tipologia di clienti sono indirizzati i vostri servizi?
Ad oggi il nostro cliente tipo è normalmente un cliente medio grande, complesso, con una buona capacità di investimento e un budget IT significativo. In realtà quello che offriamo non è limitato a una sola tipologia di clienti perché questi sistemi, queste logiche sono adattabili a qualsiasi contesto. In quest’ottica trovo interessante sponsorizzare la cultura delle Composable Architecture, dove ognuno può dare il suo contributo e comporre ogni singolo pezzo. Crediamo molto nella possibilità di collaborare in maniera efficace con altre aziende, disposte come noi a condividere esperienze e conoscenze. Riconosco sia spesso faticoso, ma noi ci crediamo molto.
In ambito di cooperazione e di condivisione, come si colloca il D.I.R. all’interno del vostro percorso aziendale?
Mi aveva parlato del Distretto dell’Informatica Romagnolo uno dei miei ragazzi che ha studiato a Cesena e che era stato un allievo del professor Alessandro Ricci. Incuriosito, ho deciso di partecipare al primo incontro di presentazione dell’associazione, nonostante fossi molto prevenuto riguardo la possibilità di costruire relazioni tra il mondo dell’università e il mondo delle imprese. Da questo primo contatto, sono rimasto affascinato dalle idee, dall’entusiasmo, dalla “pazzia” di Ricci e in generale da questa visione di cooperazione tra scuola e aziende, in un’ottica di valorizzazione del territorio e delle sue risorse. Mi sono convinto che forse anche l’università stava capendo che con le aziende ci deve collaborare e non ci deve competere perché forse può essere nell’interesse di tutti.
Non è sicuramente facile e la strada purtroppo è ancora lunga. Considero sia il prof. Marco Boschetti sia il prof. Ricci, entrambi nel Consiglio Direttivo, come dei casi anomali a livello di impegno e di entusiasmo. Ho apprezzato e apprezzo molto tutt’ora lo sforzo e l’impegno che mostrano per colmare questo gap tra Università e Imprese che spesso va a toccare delle corde molto delicate. Mi piace il fatto almeno di tentare. Fare cose per gli studenti, organizzare interventi, far conoscere le aziende IT del territorio. È complesso, sicuramente, ma è importante provarci e riuscire a portare a casa poco alla volta dei risultati.
Come Peer Network, partecipiamo attivamente alle occasioni di incontro con gli studenti. Per esempio, in Università a Cesena abbiamo partecipato all’Open Day e abbiamo fatto una lezione agli studenti di Marco a tema Project Management. Quest’ultimo esperimento è stato molto interessante ed è nato dal fatto che, discutendo con Marco, era emerso che spesso i ragazzi ignorano cosa voglia dire gestire un progetto a livello pratico. Al di là della teoria, molti non riescono a mettere in pratica quello che viene spiegato in dettaglio nei libri. In quest’ottica, abbiamo messo la nostra esperienza a disposizione dei ragazzi e credo sia stata un’esperienza positiva e arricchente da entrambe le parti.
In azienda organizzate percorsi di alternanza scuola lavoro?
Sì, certamente. L’ultima esperienza è stata fatta con l’istituto Tecnico Industriale Statale “Nullo Baldini” di Ravenna, dove una volta presentata l’azienda Peer Network agli studenti, siamo riusciti ad attivare un percorso di alternanza scuola lavoro, che poi successivamente si è trasformato in uno stage estivo. I due ragazzi, Cristian e Claudio, sono rimasti molto colpiti dalla possibilità di mettere in pratica le loro conoscenze e di poterne apprendere anche tante altre. Per entrambi è stata un’esperienza molto positiva e hanno trovato in Peer Network un ambiente di lavoro stimolante e vivo.
Abbiamo avuto a che fare con due ragazzi molto in gamba, che hanno mostrato fin da subito capacità e interesse verso il mondo informatico. Un percorso di alternanza scuola lavoro è sempre molto complicato da gestire perché spesso a causa della breve durata a disposizione ci è capitato di non riuscire ad essere efficaci fino in fondo.
In questa specifica esperienza, abbiamo conosciuto due ragazzi molto aperti e interessati ad apprendere sul campo, gli abbiamo fatto vedere come noi sviluppiamo e hanno partecipato con entusiasmo anche ai nostri momenti di formazione interna. Hanno avuto l’opportunità di cimentarsi in progetti reali, acquisire competenze in ambito di sviluppo SAP, Java, JavaScript e al termine del percorso di alternanza scuola lavoro, i ragazzi stessi ci hanno chiesto di poter continuare quest’esperienza all’interno di uno stage estivo. E così è stato. In questo modo, hanno potuto lavorare su un progetto nuovo ovvero la ricostruzione della nostra esperienza nel mondo SAP, andando a recuperare tutto quello che avevamo sviluppato finora. Gli abbiamo fornito gli strumenti e loro hanno cominciato a produrre una lista di cose che in qualche modo sono state usate su tutti i nostri clienti.
I ragazzi si sono divertiti perché hanno capito, hanno visto e testato con mano. Da questa esperienza ne sono usciti con entusiasmo e gratitudine. Noi siamo stati contenti di loro e ci fa molto piacere raccontare quest’esperienza che speriamo di ripetere con altri giovani. In generale, credo sia importante far appassionare i ragazzi e investire sul nostro territorio e sulle sue molteplici risorse.
Perché è importante investire sul territorio?
Credo che tutti noi saremo persone migliori se girassimo il mondo, ma credo anche che abbiamo un dovere nei confronti del nostro territorio ovvero fare il possibile per creare le opportunità, le condizioni perché le persone possano scegliere di restare, senza essere obbligate ad andare via. Abbiamo figli, ormai anche nipoti. Io da tre mesi sono diventato nonno. Ci penso spesso ultimamente e credo che sia una cosa molto importante pensare a un futuro dopo di noi. Purtroppo, a volte ci scontriamo con la nostra incapacità di collaborare tra aziende. Siamo gelosi, siamo spaventati. Siamo preoccupati che un altro ci possa fare lo sgarro e, a volte, succede. Dobbiamo però anche crescere, evitando di alimentare un circolo vizioso insano da un punto di vista umano ed economico. Non è sano pensare che ognuno debba cercare di essere più forte dell’altro.
Si trova la forza mettendo insieme le forze. Questo è quello che cerchiamo di fare come Peer Network e questo è lo spirito con cui anche il Distretto è nato.